Archive for settembre 2010

Lodo

settembre 29, 2010

LODO
Certo stupisce (ma forse neppure troppo) che, con tutti i guai coi tribunali che ha il loro “referente” politico, accusato, tra l’altro, dell’odiosissimo reato di corruzione in atti giudiziari, Feltri e Belpietro abbiano intrapreso, contro Fini, quell’asfissiante campagna sulla vicenda della casa di Montecarlo, che ha risvolti eticamente piuttosto discutibili ma, a quanto pare, di nessuna rilevanza penale. Vicenda che, in ogni caso, non è minimamente paragonabile, appunto, a quelle, molteplici, nelle quali è coinvolto il “Cavaliere”. Una delle ragioni di tale accanimento credo sia da ricercarsi nel fatto che, in tema di giustizia, il leader di “Futuro e libertà” è da sempre contrario, a me sembra giustamente, al giro di vite sulle intercettazioni, a che venga garantita una sorta di impunità al capo del governo, essendo disponibile, al massimo, ad acconsentire a una “sospensione” dei procedimenti a suo carico, che non potrebbe che essere temporanea, legata cioè al periodo del suo incarico di “premier”. E che a mio avviso dovrebbe valere (se proprio s’ha da fare) “una tantum”. E’ invece evidente che Berlusconi, nonostante i velleitari inviti di “Repubblica” a presentarsi davanti ai giudici, vuole semplicemente “liberarsi” definitivamente dai processi. Così, i “suoi”, cadendo anche un poco nel ridicolo, provano a inventarle tutte e approntano un’infinità di progetti di legge, stando ben attenti, innanzitutto, che le nuove norme si applichino (“horribili dictu”) anche ai procedimenti in corso. A parte lo specifico provvedimento sul “legittimo impedimento”, che può essere opposto dal premier sostanzialmente senza limiti, si discute, così, di: processo breve, destinato in realtà, per come è formulato, a farli morire, i processi, di processo lungo, che fa giungere assai facilmente alla “prescrizione”, di ulteriore riduzione (non si sa mai!) dei tempi per la prescrizione medesima, con attenzione particolare ai reati che sappiamo, di obbligo per i giudici di ascoltare tutti, ma proprio tutti, i testimoni richiesti dalla difesa, di sancire l’impossibilità di utilizzare sentenze definitive di altri processi correlati, e via disco orrendo. Disposizioni che andrebbero titolate, in verità, “Norme per salvare il sig. Berlusconi dai tribunali e provvedimenti collaterali”. Collaterali come gli effetti devastanti di certe azioni di guerra, verrebbe da dire. Da ultimo, ma non certo meno importante, il lodo Alfano “costituzionalizzato”, che formalmente non potrà essere targato “pro Berlusconi” ma che tale sarà. In ragione delle suddette considerazioni, personalmente auspico che l’opposizione tutta non voti neppure quest’ultima proposta di legge, comunque venga formulata, e che si arrivi perciò al referendum confermativo. Pronto a correre a votare NO.
VINCENZO ORTOLINA

Parentopoli (mia lettera su Europa del 15.9.2010)

settembre 22, 2010

Nella vicenda della “parentopoli” della “nuova” Regione Piemonte a guida “leghista” (quelli di “Roma ladrona”), raccontataci dal Corriere della sera nei giorni scorsi, suonano persino umoristiche (faccio per dire) talune spiegazioni fornite dagli amministratori interessati, di diversi partiti della coalizione: “nessun familismo. E’ gente che lavora.” “Mia figlia è brava e il presidente ha deciso di prenderla perchè lavora bene.” “Mia figlia aveva cinque anni di esperienza. Era inutile sprecarla. E poi è più umano fidarsi di più di chi ti è vicino.” Il “recordman” delle assunzioni “familistiche” (secondo il quotidiano vi lavorerebbero nell’ente, nientemeno, la figlia, la moglie, e due fratelli), il capogruppo di quel partito dei “verdi verdi” che credo sia nato, a destra, soprattutto per rubare voti ai “verdi” tradizionali diciamo “di sinistra”, equivocando sul nome, per parte sua se la cava affermando: “ma quale corsia preferenziale? Qui lavorano laureati che prendono millecinquecento euro al mese e sono pure precari”. Conclusione: direttore, ridateci la prima repubblica (mi verrebbe da dire!).

VINCENZO ORTOLINA

burqa

settembre 22, 2010

Ordunque: l’ “eretico” Fini, forse per farsi riapprezzare dai berlusconiani “ortodossi”, propone, con il plauso un po’ “invidioso” della Lega Nord, una legge contro il “burqa”. Sono milanese, e giro non poco il territorio: in tutti questi anni non ho mai visto una sola donna con il “burqa”. A che serve, allora, una norma siffatta? La risposta è semplice: le elezioni si stanno avvicinando!

VINCENZO ORTOLINA

Mia lettera a Sergio Romano su Corriere della sera del 12 settembre 2010

settembre 13, 2010

Nella Sua risposta di ieri ad Attilio Lucchini sul tema della riduzione del numero dei parlamentari, Lei ha ricordato che un referendum confermativo ha cancellato, un po’ di anni fa, una proposta costituzionale del centrodestra che andava in tal senso. Sarebbe stato opportuno, io credo, che avesse precisato che quella “riforma” conteneva, in realtà, anche altre proposte giudicate assai negativamente da tutti coloro, tra i quali il sottoscritto, che sono andati a votare per cancellare la legge in questione, nonostante contenesse quel “punto” positivo.

VINCENZO ORTOLINA.

SECONDI ….FINI

settembre 9, 2010

Ho l’antifascismo nel dna, ma il “nuovo” Fini mi sta intrigando, in qualche misura. Non sopporterei mai, ovviamente, di stare in un partito insieme con lui, ma mi ritrovo a considerare che pochi, in casa nostra, o comunque stando all’opposizione, hanno espresso un giudizio così demolitorio e velenoso sul berlusconismo. Casini, il leader UDC che i “democratici” corteggiano, non accetta l’“antiberlusconismo”, per esempio. Per parte sua, il “neoriformatore” Rutelli, che ha commentato positivamente (e approvato) la riforma dell’università della Gelmini, non mi pare abbia espresso in modo così indiscutibile come il Presidente della Camera perplessità sui tagli “orizzontali” della finanziaria di Tremonti, che hanno prodotto (tra l’altro) le “sacrosante proteste” dei precari della scuola. A proposito dei citati “terzo polisti”, ho avuto poi l’impressione che, nella vicenda Fiat vs. Fiom, essi tifino scopertamente per Marchionne. Orbene, da lavoratore “cislino” (in pensione) che non ha mai amato molto, nel clima di quei tempi, i “cigiellini”, mi ha colpito la considerazione di Cesare Romiti, che evidentemente s’intende di Fiat, il quale ha affermato, sul Corriere della sera, che “…noi non ci siamo mai sognati di dividere il sindacato, o anche solo di provarci. Il sindacato lo puoi battere, non dividere. Perché il sindacato escluso ti tormenterà nelle fabbriche, tanto più se è il più grande”. Certo, l’attacco violento a Bonanni dei soliti (idioti) facinorosi, alla Festa nazionale del PD, è assolutamente intollerabile (ma Sacconi eviti di evocare strumentalmente il terrorismo, e nessuno pensi di impedire … per legge i “fischi”, che sono fisiologici nel confronto democratico), ma un po’ mi preoccupa, a proposito di clima sindacale, leggere, per esempio, di un imprenditore che, giusto di questi tempi, ha pensato (salvo poi smentire) di imporre ai suoi dipendenti la “pausa pipì” con gettone a tempo. Tornando al capo di “Futuro e libertà”, è evidente che, spingendosi altresì a definire (peraltro ovviamente) la magistratura quale “caposaldo della democrazia”, egli ha segnato, credo, uno spartiacque definitivo tra sé e l’uomo di Arcore, chiudendo di fatto tutte le porte, altro che lasciarle aperte, com’è stato scritto. Ha accolto l’idea di un “salvacondotto giudiziario” (l’ennesimo) per il premier, è vero, precisando però che dovrà essere “provvisorio”, e non comportare perciò un’impunità “ad vitam”. Una posizione di semplice realismo, dunque, che io peraltro non condivido, ritenendo, oltretutto, che il PD, in questa fase, non debba votare a favore di un eventuale “scudo costituzionale” per le alte cariche dello Stato, perché tale esso non sarebbe, essendo costruito esclusivamente, di fatto, per “salvare” l’attuale capo del governo. Da accuse, oltretutto, particolarmente odiose quali la corruzione in atti giudiziari. La questione del rapporto tra politica e magistratura esiste, in qualche misura, ma andrebbe affrontata a mente fredda e in tempi non sospetti, giusto, cioè, una volta sgombrato il campo dal “caso Berlusconi”, che sta inquinando ogni discussione in materia. Dunque, presto si andrà a votare. Ma ciò accadrà per una ragione di carattere più generale, non solo legata alle ultime “provocazioni” di Fini. Si voterà in anticipo (salvo colpi di scena, ovviamente) perché, finalmente, qualcuno ha scoperto che “il re è nudo”, o comunque, se già lo sapeva, ha deciso di gridarlo prima al corteo dei “cortigiani” e poi al popolo tutto. “Nessuno ci potrà più convincere che il berlusconismo non coincida integralmente con le sue espressioni più appariscenti e drammaticamente caricaturali”. “Nessuno ci potrà più convincere che il berlusconismo non si nutra di propaganda stupida e intontita, di slogan, di signorsì e di canzoncine ebeti da spot”, ha scritto il direttore del webmagazine di FareFuturo, pur subito redarguito, per ragioni comprensibili, nella situazione, da taluno dei suoi. In realtà, ciò che ha fatto saltare il tappo è stata la costatazione di una “distanza culturale” tra i due gruppi, ha precisato il citato giornalista, rammaricandosi in qualche modo del ritardo nel denunciare ciò. Se questo è stato affermato a destra, per parte sua, anche Famiglia Cristiana, come sappiamo, ha attaccato con vigore Berlusconi per la sua poca sensibilità costituzionale (i “formalismi” accennati dal premier) e segnalando il proprio disagio per l’anomala situazione politica italiana. La chiusura del pezzo in questione, che si collega indirettamente (ma non credo intenzionalmente) alle affermazioni dei finiani, tenendo però conto della peculiare sensibilità cattolica, è poi dirompente: “il berlusconismo, se promette alla Chiesa di appassionarsi (soprattutto con i suoi “atei devoti”) all’embrione e a tutto il resto, con la vita quotidiana degli altri non ha esitazioni: il metodo Boffo (chi dissente va distrutto) è fatto apposta”. Considerando anche altri, precedenti interventi del settimanale in argomento, si può così affermare che questa stessa parte di mondo cattolico ha finalmente compreso chi è e che cos’è realmente Berlusconi“. Insomma, tale mondo non crede più (se mai l’ha fatto) che il Pdl, o come si chiamerà, costruito esclusivamente sulla figura del leader “carismatico”, è quella formazione “sturziana” propagandataci dalla Gelmini, anche recentemente, sul Corriere: un partito non dei cattolici ma dei “moderati” (certo: come Berlusconi, Bossi, Cicchitto, Stracquadanio, Feltri, Belpietro, Sallusti e compagnia), che ha quale capo un leader sensibile al mondo cattolico (perché attento anche a iniziative come quelle del San Raffaele di don Verzè, precisa la ministra senza arrossire), capace di interloquire, appunto, con l’articolato universo del cattolicesimo italiano, strenuo difensore del matrimonio “regolare” (per gli altri) e della famiglia (tanto più se doppia o tripla, la propria). E, soprattutto, impegnato a difendere la vita. Peccato che, come riporta la rivista “paolina” più volte citata, quel partito abbia qualche difficoltà a riassumere questo concetto di “vita” considerando non solo, “com’è giusto, e come risponde
all’etica cristiana, tutti i momenti di un’esistenza umana, dalla fase embrionale a quella della morte naturale, ma anche ogni altro aspetto della vita personale o comunitaria, cui un sistema sociale e politico è tenuto a provvedere”. Il mondo “ciellino” (gli altri corifèi del centrodestra hanno fatto peggio) accusa il settimanale in questione di avere “una visione vecchia e moralistica”. Se questo fosse il linguaggio dei soli capi diciamo “operativi” di Comunione e liberazione e della Compagnia delle opere, forse si potrebbe capire. Il problema è che la pensano così anche gli “intellettuali organici” (se posso chiamarli in questo modo senza che si offendano) del “movimento”. E così, lo stesso cardinale “più amato” dalla platea di CL, mons. Scola, all’ultimo Meeting, ha affermato che “è necessario liberare la categoria della testimonianza dalla pesante ipoteca moralista che la opprime, riducendola, per lo più, alla coerenza di un soggetto ultimamente autoreferenziale”. Gli hanno fatto eco altri esponenti di spicco del gruppo, dicendo che “l’obiettivo è realizzare il desiderio vero delle persone, ma se si riduce tale desiderio ai propri schemi moralistici non si pone nessuna radice per il cambiamento”. E che “l’etica non è inutile ma insufficiente, se non si riparte dal desiderio dell’infinito che è in ogni uomo, e che passa attraverso il desiderio del bello, del bene, del vero”. Un pensiero alto, di taglio filosofico, pur se un poco “benaltrista”, e da “iniziati”. Che un giornalista di “Repubblica” traduce un po’ prosaicamente (e forse banalmente) così: “chi siamo noi per criticare i peccatori osservanti la pratica religiosa nella Chiesa, che resta santa al di là dei peccati talora terribili del suo personale?”. Al sottoscritto, in ogni caso, parole e comportamenti dei vari Formigoni, Lupi, Cesana, Vittadini, Scholtz, portano a considerare, essenzialmente, che l’universo ciellino (definizione impropria, lo so) non si trova per niente a disagio nel sistema berlusconiano, diversamente dal mondo cattolico democratico. Tornando all’attualità, sarà dunque crisi di governo. A quel punto, però, Napolitano consentendo (tra lo sbraitare di “berluscones” e alleati, è sicuro), andrà fatto necessariamente il tentativo di un governo “tecnico”, chiamato semplicemente (inutile pensare a ulteriori “emergenze”) a far approvare una nuova legge elettorale. A me convince, in proposito, l’idea dell’ “uninominale a doppio turno” (in un sistema di collegi medio-piccoli), che consente un giusto pluralismo alla prima tornata, obbligando ad accordi alla seconda. Ho notato, in argomento, una sorta di apertura in Casini, quando ha fatto riferimento alla legge elettorale in vigore per le Province. La sola attenzione, per i “democratici”, dopo l’esperienza berlusconiana, sarà di evitare un meccanismo che accentui le pulsioni presidenzialiste. Che però albergano in Fini e compagnia, per cui la situazione appare piuttosto intricata, anche se la missione non è impossibile. Al voto, è prevedibile, Casini – che non abboccherà, prima, alle insistenti sirene del “padrone” del PdL -, Rutelli, e Fini (& Montezemolo?) si presenteranno quale terzo polo autonomo. I primi due chiederanno al terzo di smorzare le venature “libertarie” dei suoi. Questo polo avrà un buon successo, rubando voti al centrodestra in particolare al sud. Non un risultato straordinario, però, se anche il PD farà bene la sua parte, non regalandogli voti. A destra, sul partito del leader “carismatico” confluiranno, per le ragioni che ho detto, anche i ciellini, e quella parte di cattolici “moderati” che non hanno ancora scoperto la mistificazione del messaggio propagandistico della Gelmini e associati. La Lega Nord si rafforzerà, ma assai meno del previsto, considerate anche le recenti “mattane” di Bossi Il PD, per parte sua, non sarà abbandonato dai “cattolici democratici”, i quali non abboccheranno alla sirena “neocentrista” rappresentata dal partito della Nazione (o come si chiamerà la nuova formazione). In proposito, io non ho ancora ben capito che cos’è il “nuovo” riformismo di Rutelli, che simpatizza, in Europa, per l’accoppiata Cameron-Clegg e per la Merkel. Della quale ultima, semmai, va apprezzata la convinzione sulla libertà di stampa quale valore costitutivo della democrazia, valore che va difeso e rafforzato in ogni modo, diversamente da quanto accade da noi, dove, oltretutto, il principale telegiornale pubblico, diretto dall’“innovatore” Minzolini, è portato a trasmettere sempre più spesso le “veline” del capo del governo, riducendo il pluralismo. E’ presto per prevedere gli sviluppi, ma i “democratici”, io penso, non potranno “liberarsi” Di Pietro, e faranno alleanza anche con “Sinistra e libertà”. Il rapporto col primo resta problematico, ma io non credo vi siano alternative. Anche perché, lasciato solo, il leader IDV finirebbe col “rubarci” voti a sinistra. Il partito di Vendola, per parte sua, è pronto per un impegno responsabile di governo. Chi vincerà, e che cosa succederà dopo, è difficile prevederlo, anche perché molto dipenderà dall’eventuale nuova legge elettorale. Il quadro politico più logico, nella situazione che si prospetta, sarebbe un’alleanza tra il centrosinistra a guida PD e il “terzo polo”. Comunque sia, precisato che non mi convince per nulla, quale che siano le attuali norme del nostro statuto, l’idea che il capo del partito e il capo del governo debbano essere la stessa persona, i “democratici” devono attrezzarsi in fretta: pensare al candidato alla guida del governo (senza solleticare, come detto, voglie “presidenzialiste”), scegliere i candidati (tanto più se nel piccolo collegio uninominale) attraverso le primarie, preparare una nuova leadership del partito. In proposito non mi piacciono, in generale, i toni demolitori contro l’attuale classe dirigente, pur condividendo l’urgenza di fare più spazio ai giovani. Come non mi convince l’ipotesi di farci guidare da un “miracoloso” uomo del Nord che ci aiuti a soppiantare la Lega, praticando magari un “leghismo gentile”, e neppure da un uomo grande “sognatore”. Personalmente preferirei un personaggio, nell’insieme, pragmatico e ricco di valori ideali, che rappresenti un momento di equilibrio tra le istanze del Centro-Nord del paese e quelle del sud. Sono sicuro che esiste, nel PD.